Questo itinerario inizia al primo tornante che si incontra scendendo da Anfurro e comprende la seconda parte del tracciato segnalato dal CAI con il numero 480. Prima di giungere alla frazione di Anfurro Inferiore, all'altezza del secondo tornante, seguendo la segnaletica Pardi - Padone, s'imbocca una comoda mulattiera abbastanza ombreggiata che, con andamento quasi sempre in quota, si sviluppa su un versante ben soleggiato in direzione NE. La vegetazione dei prati e dei boschi circostanti è ricca di fiori e favorisce, nella stagione propizia, la presenza di molte specie di farfalle, che in estate costituiscono una splendida nota di colore. Dopo circa quaranta minuti di cammino si giunge in località "Pardi" e poco oltre in Val di Sé, dove è possibile notare tracce di lepri e caprioli o avvistare gli scoiattoli sui rami degli abeti. Superato un bivio, da cui parte un sentiero che scende verso l'abitato di Angolo Terme, si entra nella valle del Bassile.
Seguendo per un tratto il sentiero del Belvidì, in circa venti minuti, si giunge alla località Dergna, ottimo punto panoramico sull'abitato di Angolo Terme, sulle frazioni di Mazzunno e Terzano, sulla Valle di S. Giovanni, sulla via Mala col fiume Dezzo. Nei pressi di una cascina, appare in tutta la sua maestosità un grande e secolare castagno che, da solo, merita una sosta. Da qui il sentiero perde gradualmente quota sino alla località Crapa raggiungibile in circa venticinque minuti. Qui è possibile attingere acqua ad una fresca sorgente. Si prosegue poi lungo un sentiero pianeggiante sino a incrociare la mulattiera che da Angolo sale al Colle Vareno che si inerpica un modo accentuato attraverso alcuni tornanti, finché si raggiunge un bivio contrassegnato dalla presenza di una cappelletta. Qui si innesta sulla mulattiera pianeggiante che prosegue verso Padone. L'itinerario che segue, come pure il tratto di mulattiera finora percorso e che scende verso Angolo Terme, coincidono con l'antichissima strada per la Valle di Scalve lungo la quale, fin dall'epoca romana, transitava il minerale di ferro estratto dalle miniere scalvine. Questo veniva smistato ad Angolo per essere portato alle fucine dei vari centri della Vallecamonica.
Ancora nell' 800 tale attività costituiva una consistente fonte di sussistenza per Angolo e soprattutto per la Valle di Scalve, dato che quasi un terzo del ferro lombardo era estratto, appunto, dalle miniere che qui erano attive. La nostra mulattiera contribuì, quindi, non poco al sistematico scambio commerciale di minerale e merci di vario genere tra la Valle di Scalve e la pianura. La sua importanza durò fino a quando Napoleone allargò e prolungò la cosiddetta "Via del Giogo" attraverso il Passo della Presolana, che intensificò il commercio e il transito di merci dalla Valle di Scalve verso Bergamo. Andò definitivamente in declino con l'apertura della Via Mala. Seguendo la mulattiera contrassegnata con il segnavia n. 480, si arriva su una panoramica dorsale in località Carnino. Ci si trova di fronte a Padone con le sue caratteristiche cascine sovrastante delle balconate calcaree del Salto degli Sposi e dall'imponente massiccio della Presolana. A sinistra si erge il dirupo di Castello Orsetto (m. 1337). Proseguendo attraverso un bel bosco di abeti e faggi, si attraversa la Valle Fada e si arriva in località "Vedestù". Poco sopra, sulla sinistra, si possono vedere i resti dei pilastri della teleferica che, durante la Prima e la Seconda Guerra mondiale, veniva utilizzato per il trasporto del minerale di ferro delle miniere della Manina in Valle di Scalve fino ai forni di Darfo. Proseguendo oltre s'incontra, sulla destra, una cascina risalente al 1788. Più avanti si attraversa la Valle di Padone e la mulattiera coincide per un tratto con il tracciato che dalla Via Mala sale al Salto degli Sposi. Giunti alla località "Padone", caratterizzata da un'ampia e comoda dorsale prativa, la mulattiera diviene più stretta e prosegue pianeggiante in mezzo a boschi di latifoglie. A causa della ripidità dei versanti e del distacco di massi e, in inverno, di valanghe, il transito della merci lungo questo tracciato è sempre stato poco agevole soprattutto nei tempi di massimo utilizzo, quando passavano oltre 100 muli e 50 conduttori in una giornata.
Enormi faggi, sorbi e abeti rossi si incontrano lungo il sentiero o si intravedono nel folto del bosco a testimonianza di questa azione preventiva dell'uomo. Data l'importanza di questo collegamento, sia la vigilanza che le manutenzioni erano affidate a persone stipendiate, i cosiddetti "calcatori", che lavoravano su ambiti territoriali ben definiti. Si perviene così alla "Costa del confine" dopo aver risalito due tornanti. Si tratta di una dorsale rocciosa che si sviluppa in modo più o meno marcato. La "Costa" delimitava gli ambiti di giurisdizione tra Angolo Terme e la Valle di Scalve. Lasciato il confine tra le provincie di Brescia e quella di Bergamo, che coincide anche con il confine della Foresta Demaniale della Valle di Scalve, la mulattiera diviene un po' più larga scendendo lentamente all'interno di un bel bosco di abeti rossi e passando vicino ad alcune aie carbonili.
Si prosegue quindi attraverso bei boschi a prevalenza di latifoglie, tuttora utilizzate per la produzione di legna da ardere. Tra le conifere, degna di attenzione è la presenza del tasso, pianta dalla chioma verde cupo i cui individui femminili si distinguono per la presenza di vivaci frutti, simili a bacche di colo rosso. La meta è ormai vicina, i boschi cominciano a farsi radi e si intravede la strada che sale al Passo della Presolana. Superato un piccolo avvallamento si raggiunge un ampio piazzale e, dopo poco, la strada provinciale dove ha termine l'escursione.